TUMORE AL SENO. LA DIETA MIMA-DIGIUNO MIGLIORA LA RISPOSTA ALLA CHEMIOTERAPIA

Sono circa 370 mila gli individui che ogni anno in Italia ricevono una diagnosi di cancro (dati Airtum 2019) e per ciascuno di essi si apre un mondo di dubbi, speranze e ricerca delle opzioni terapeutiche migliori. In questo scenario la nutrizione è uno degli elementi a cui si guarda con maggiore interesse dopo una diagnosi di tumore. È ormai indubbio infatti che i nutrienti abbiano un ruolo di modulatori nei processi patologici, di guarigione e di risposta alle terapie, con effetti importanti sulla prognosi.

Nello studio multicentrico Direct, 131 donne con carcinoma mammario HER-2 negativo allo stadio 2/3 sono state randomizzate in due gruppi: uno che avrebbe seguito il proprio regime alimentare 3 giorni prima e durante i 6 cicli di chemioterapia adiuvante (quella eseguita dopo l’intervento allo scopo di ridurre il rischio di recidiva della malattia), l’altro che avrebbe seguito un regime mima-digiuno (FMD, Fasting Mimicking Diet) prima e durante la chemioterapia, per un totale di 4 giorni. Alle pazienti del secondo gruppo è stata assegnata una dieta di circa 1200 kcal il primo giorno, ridotti poi a 200 kcal nei tre giorni successivi, derivate per l’80% da carboidrati complessi.
53 pazienti su 65 (81,5%) hanno completato il primo ciclo di FMD, il 50% ne ha completati due, il 33,8% è arrivato a 3 cicli e il 20% ha completato 6 cicli. L’FMD ha sensibilmente migliorato l’efficacia della chemioterapia. La malattia definita ‘stabile’ o ‘progressiva’ era marcatamente inferiore nel gruppo mima-digiuno rispetto a quello di controllo: 11,3% contro 26,9%.
I risultati di questa ricerca, per quanto estremamente preliminari sono certamente interessanti. È possibile che la restrizione calorica protegga le cellule sane da fattori di rischio e stress come la chemioterapia, mentre le cellule malate non sono in grado di proteggersi e adattarsi alla scarsità energetica.

 

Nat Commun (IF=12.121) 11:3083,2020. DOI: 10.1038/s41467-020-16138-3

PROTEINE VEGETALI. ELISIR DI LUNGA VITA?

Sostituire le proteine animali con quelle vegetali riduce la mortalità per tutte le cause e per malattie cardiovascolari. I ricercatori del National Cancer Institute hanno analizzato i dati relativi a 237.036 uomini e 179.068 donne che hanno partecipato al U.S. National Institutes of Health-AARP Diet and Health Study dal 1995 al 2011. L’età mediana (SD) era di 62,2 anni (5,4) per gli uomini e 62,0 (5,4) per le donne. Nel complesso, l’assunzione mediana di proteine alimentari da tutte le fonti rappresentava il 15,3% delle calorie giornaliere, con il 40% delle proteine derivanti da fonti animali e il 60% da fonti vegetali. Durante il follow-up di 15,5 anni sono deceduti 49.297 uomini e 28.317 donne.
Negli uomini, l’assunzione di 10 grammi in più di proteine vegetali per 1.000 calorie giornaliere si associa a un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause (HR=0,88) e di mortalità per malattie cardiovascolari (HR=0,88). Nelle donne, l’assunzione dello stesso quantitativo di proteine vegetali per 1.000 calorie si associa a una mortalità inferiore per tutte le cause (HR=0,86), per malattie cardiovascolari (HR=0,83) e per cancro (HR=0,91). Inoltre, la sostituzione del 3% delle calorie derivanti da proteine animali con calorie da proteine vegetali si associa a una mortalità per tutte le cause inferiore del 10% sia negli uomini che nelle donne, nonché a una ridotta mortalità per malattie cardiovascolari (11% negli uomini e 12% nelle donne). La riduzione maggiore nella mortalità per tutte le cause è stata osservata quando le proteine vegetali hanno sostituito le proteina dell’uovo (HR 0,76 e 0,79 per uomini e donne); poi la sostituzione di proteine da carne rossa (HR 0,87 e 0,85) e da latticini (HR 0,92 per entrambi). I risultati si sono mantenuti quando i partecipanti sono stati suddivisi in sottogruppi in base a status di fumatore, diabete, consumo di frutta, uso di integratori vitaminici e stato di salute autosegnalato.

JAMA Intern Med (IF=18.652) 2020 Jul 13:e202790.