MENO ALCOL (SENZA ABOLIRLO) PER UNA BUONA SALUTE

La RAHRA (Reducing AlcoHol Related Harm) ha appena pubblicato le linee-guida Europee sul corretto consumo di alcol per proteggere la salute. Sono uno strumento di salute pubblica presentato dalla Commissione Europea per uniformare le indicazioni degli Stati dell’Unione, da rivolgere soprattutto ai consumatori per favorire il diritto a scelte informate sui rischi connessi al consumo di alcol. La novità principale delle nuove raccomandazioni consiste nel non superare i 10-20 grammi di alcol al giorno (1 bicchiere di vino), sia per gli uomini che per le donne. Finora il consumo “a basso rischio” medio giornaliero da non superare variava, tra gli Stati Membri, dai 20 ai 48 grammi di alcol per gli uomini e dai 10 ai 32 grammi per le donne. L’aver ridotto questi livelli risponde a due obiettivi a livello Comunitario: ridurre i danni causati dall’alcol e attivare programmi di prevenzione. Altri consigli delle linee-guida sono rivolti alle donne in gravidanza, alle quali si suggerisce di astenersi completamente dall’assumere alcol.

I livelli massimi di concentrazione di alcol nel sangue consentiti alla guida sono la misura più comunemente usata per ridurre il rischio di danni alcol-correlati in Europa e quella più armonizzata a livello comunitario. In linea con le raccomandazioni della Commissione Europea, il limite di tasso alcolemico per tutti i conducenti è di 0,5 g/l, un limite inferiore è comunemente indicato in numerosi Stati Membri per i conducenti giovani o inesperti (0,2 g/l) e per i conducenti professionali o commerciali (0,2 g/l).

INTEGRATORI PER IL CONTROLLO DEL COLESTEROLO – LE PROTEINE DI SOIA

 

La soia (Glycine max) è una pianta erbacea della famiglia delle leguminose, originaria dell’Asia e oggi coltivata in tutto il mondo per l’alimentazione dell’uomo e degli animali di allevamento. È ricca in proteine (36-46% a seconda delle varietà), carboidrati solubili (15%) e fibre (15%). Rispetto ad altri legumi, ha un contenuto particolarmente elevato di aminoacidi essenziali.

Le proprietà nutrizionali e gli effetti sulla salute della soia sono stati oggetto di ampio studio, con l’epidemiologia a dimostrare un’associazione inversa tra rischio cardiovascolare e consumo di soia, prevalentemente ascritta alle sue proprietà ipocolesterolemizzanti. La letteratura scientifica ha nel tempo attribuito tali proprietà a diversi componenti della soia, come gli isoflavoni, fitoestrogeni che si legano al recettore degli estrogeni ed esercitano attività estrogeno-simili.

Nel 1980 i ricercatori del Centro coordinavano uno studio multicentrico, pubblicato sulla prestigiosa rivista “The Lancet”, che dimostrava l’efficacia di una dieta ricca in proteine di soia nel ridurre i livelli di colesterolo-LDL in pazienti ipercolesterolemici. L’attività ipocolesterolemizzante è attribuibile alla capacità di alcune specifiche proteine, la beta-conglicinina (vicilina, 7S globulina) e la glicinina (legumina, 11S globulina), e peptidi di aumentare l’espressione dei recettori LDL, e quindi accelerare il catabolismo delle LDL (il meccanismo attivato indirettamente dalle statine e dal riso rosso fermentato, vedi post precedente di questa serie).

Tuttavia l’affermazione delle proprietà ipocolesterolemizzanti delle proteine di soia è stata nel tempo controversa. Una meta-analisi di 38 trials condotti tra il 1967 e il 1994 concludeva che le proteine di soia riducono il colesterolo LDL del 12.9%, il che ha indotto la Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ad approvare nel 1999 un “claim”(vedi il primo post di questa serie), che affermava che un consumo giornaliero di 25 g di proteine di soia può ridurre il rischio cardiovascolare. Meta-analisi successive dimostravano un’efficacia minore delle proteine di soia, con riduzioni del colesterolo LDL del 4-6%. L’EFSA, l’agenzia europea per la sicurezza degli alimenti, non ha approvato nel 2012 un “claim” sugli effetti ipocolesterolemizzanti di proteine di soia isolate per mancanza di evidenza. Infine, nel 2015, l’agenzia canadese Health Canada ha approvato un “claim” che afferma l’utilità di proteine di soia isolate o concentrate nel controllo del colesterolo.

L’evidenza, seppur con qualche opinione incerta, dimostra che il consumo di integratori a base di proteine di soia può essere utile nel controllo della colesterolemia nella popolazione generale e in pazienti con lieve ipercolesterolemia e moderato rischio cardiovascolare.

NON SOLO QUANTO E COSA SI MANGIA, MA ANCHE LA TEMPISTICA E FREQUENZA DEI PASTI HA IMPORTANTI IMPLICAZIONI PER LA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE

La tipica distinzione dei pasti in colazione, pranzo e cena sta perdendo significato. Spesso un pasto “salta”, e sempre più frequentemente facciamo spuntini a qualsiasi ora della giornata. Gli esperti della Società di Cardiologia Americana (American Heart Association) hanno esaminato gli effetti sulla salute cardiometabolica di vari comportamenti alimentari (articolo): saltare la colazione, cibarsi ad intermittenza, frequenza (numero giornaliero) e tempistica (quando) dei pasti. L’evidenza scientifica indica che un profilo di alimentazione irregolare ha un’influenza negativa sulla salute cardiometabolica. Gli esperti concludono l’analisi con l’affermazione che una maggiore attenzione alla tempistica e frequenza dei pasti contribuisce a migliorare l’efficacia della prevenzione cardiovascolare attraverso un miglioramento dello stile di vita e del controllo dei fattori di rischio.

I CIBI SENZA GLUTINE SONO SOLO PER I CELIACHI!

La celiachia o “malattia celiaca” è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino tenue scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Il glutine è la frazione proteica alcol-solubile di alcuni cereali, come frumento, orzo e segale. In Italia si stimano circa 600.000 pazienti celiaci, pari all’1% della popolazione, ma i diagnosticati ad oggi sono appena 190.000. L’unica terapia disponibile per la celiachia consiste in una dieta senza glutine (gluten-free diet), che va mantenuta con rigore per tutta la vita.

In anni recenti mangiare cibi senza glutine, facilmente reperibili sul mercato, è diventato relativamente comune anche tra individui non affetti dalla malattia, convinti che sia “più sano” o che possa contribuire a rimanere in buona salute. Sono circa 6 milioni gli italiani che consumano regolarmente cibi senza glutine pur non essendo malati, spendendo così ogni anno 105 milioni di euro nell’acquisto di cibi a loro non necessari.

Tuttavia non esistono evidenze scientifiche a dimostrazione dei presunti benefici per la salute di una dietagluten-free” se non si è celiaci. Uno studio della Columbia University di New York, appena pubblicato sul British Medical Journal, ha analizzato i dati di 65000 donne e 45000 uomini non celiaci, seguiti tra il 1986 e il 2010, e divisi in cinque gruppi a seconda del consumo stimato di glutine. La ricerca ha dimostrato che l’esclusione del glutine dall’alimentazione non produce alcun beneficio sul rischio cardiovascolare. Peraltro, i cibi senza glutine hanno generalmente un indice glicemico maggiore, e quindi favoriscono l’innalzamento della glicemia, e cibarsi di alimenti senza glutine esclude dall’alimentazione cereali potenzialmente benefici per il sistema cardiovascolare. Quindi, in chi non è celiaco l’esclusione del glutine è inutile, o addirittura potenzialmente pericolosa.

BMJ 2017;357:j1892.

ALIMENTAZIONE E PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE. LE LINEE GUIDA DELLE SOCIETÀ EUROPEE DELL’ATEROSCLEROSI E DI CARDIOLOGIA

L’alimentazione è un fattore imprescindibile nella prevenzione cardiovascolare, perché influisce non solo sui livelli di lipidi nel sangue, ma anche su altri fattori di rischio, aumento della pressione arteriosa e alterazioni del metabolismo glucidico.

L’approccio mediterraneo e la DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension) emergono come i modelli in grado di correggere i fattori di rischio cardiovascolare. La Dieta Mediterranea condivide con la DASH l’apporto di frutta e verdura, cereali integrali, legumi, frutta secca, pesce, pollame, latte e latticini a ridotto contenuto di grassi. In più, comprende l’olio extravergine di oliva. Le linee guida ESC-EAS 2016 aggiornano le raccomandazioni relative all’apporto alimentare di grassi, carboidrati, fibre.

GRASSI. Gli acidi grassi saturi restano quelli a maggior impatto sul colesterolo LDL; l’unico acido grasso saturo che non aumenta la colesterolemia è lo stearico. L’apporto alimentare di grassi saturi dovrebbe essere ridotto a meno del 10% delle calorie totali, sostituendo l’eccesso con grassi poli- e mono-insaturi. Gli acidi grassi trans (da grassi vegetali parzialmente idrogenati) sono ormai quasi assenti nei prodotti alimentari industriali (almeno in Italia), aumentano il colesterolo LDL e riducono il colesterolo HDL, e andrebbero evitati. Gli acidi grassi mono e polinsaturi, acido oleico monoinsaturo (quello dell’olio d’oliva), polinsaturi omega-3 (sia a lunga catena di origine marina, sia a catena più corta di origine vegetale) e omega-6 (da oli vegetali non tropicali e frutta secca), sono i grassi da privilegiare.

CARBOIDRATI. L’apporto quotidiano di carboidrati deve contribuire al 45-55% del totale calorico. Gli zuccheri aggiunti, quindi non presenti in frutta, latte e latticini, non devono superare il 10% delle calorie giornaliere. Le linee guida ricordano il ruolo dell’indice glicemico (IG) degli alimenti; consumare alimenti a basso IG contribuisce a controllare profilo glicemico e profilo lipidico.

FIBRE. L’apporto giornaliero di fibre raccomandato è di 25-40 g, di cui 7-13 g come fibre solubili. In particolare, privilegiare cereali integrali ricchi di fibre rappresenta una valida strategia per sostituire i grassi saturi, per massimizzare gli effetti positivi sul colesterolo LDL e minimizzare quelli negativi sui trigliceridi.

ALCOL. È consigliata una moderata assunzione di alcol (al massimo 2 drink/die per gli uomini e 1 drink/die per le donne) negli adulti non astemi, in assenza di controindicazioni assolute. L’astensione dall’alcol è raccomandata per i soggetti con elevati livelli di trigliceridi.

IN CONCLUSIONE, sul versante alimentare, la prevenzione cardiovascolare si basa saldamente sull’alimentazione mediterranea, che privilegia frutta, verdura, olio extravergine d’oliva, frutta secca a guscio, cereali (meglio integrali), pesce, pollame, latte e latticini in quantità moderate, consumo limitato di carne rossa e saltuario di carni lavorate e dolciumi, alcolici in quantità moderate e nel contesto del pasto. È poi necessario apportare tutti i minerali e le vitamine necessari, variando il consumo di frutta e verdura, i polifenoli, presenti in tutto il mondo vegetale e in concentrazioni consistenti nell’extravergine di oliva, nel vino, nel cacao e nel tè. Al consumo di pesce, pari ad almeno due porzioni a settimana, dev’essere associato l’apporto di fonti vegetali di omega-3, come noci, soia, semi di lino.

Ricordate sempre di CONSULTARE IL VOSTRO MEDICO prima di ogni intervento.

PERCHÉ LA RESTRIZIONE CALORICA RALLENTA L’INVECCHIAMENTO?

L’invecchiamento è un processo di cui vediamo gli effetti sul nostro organismo, ma che inizia a livello cellulare. Nello studio sui topi condotto dai ricercatori della Brigham Young University nello Utah si dimostra che una riduzione nell’apporto calorico giornaliero (-35%) rallenta l’attività dei ribosomi, gli organelli intracellulari deputati alla produzione delle proteine, diminuendo la sintesi proteica e lasciando ai ribosomi più tempo per riparare eventuali danni strutturali. I ribosomi sono fondamentali per una corretta funzionalità cellulare. Come le automobili, sono costosi (consumano il 10-20% dell’energia cellulare) e vanno sovente incontro a danneggiamenti; in tal caso buttarli sarebbe troppo dispendioso, meglio ripararli. Nei topi, assumere meno calorie facilita la riparazione dei ribosomi, migliora la sintesi proteica, protegge dalle malattie e allunga la vita.

Molecular & Cellular Proteomics 16:243, 2017

LA DIETA MEDITERRANEA AUMENTA L’ATTIVITÀ CARDIOPROTETTIVA DELLE HDL

È noto che elevate concentrazioni di HDL (le lipoproteine che trasportano il colesterolo “buono”) nel sangue proteggono dall’insorgenza di eventi cardiovascolari, come l’infarto del miocardio. Questa attività cardioprotettiva è dovuta a varie proprietà di queste lipoproteine, che sono in grado di estrarre il colesterolo dalle cellule della parete arteriosa, prevenendo la formazione di placche aterosclerotiche, di dilatare i vasi e di inibire i processi ossidativi che favoriscono l’aterosclerosi.
In questo studio, ricercatori di Barcellona hanno paragonato gli effetti di due diverse diete mediterranee (DM), una arricchita in olio di oliva, l’altra in frutta secca, con quelli di una dieta isocalorica a basso contenuto di grassi sulle proprietà cardioprotettive delle HDL in 291 soggetti. Dopo un anno di intervento dietetico, entrambe le DM hanno prodotto un aumento significativo della capacità delle HDL di estrarre colesterolo dalle cellule e della loro attività antiossidante. Solo la DM arricchita in olio d’oliva ha aumentato anche la capacità delle HDL di dilatare i vasi.
Un’altra dimostrazione che l’alimentazione tipica delle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare se arricchita d’olio d’oliva, produce molteplici effetti sulla concentrazione e attività dei lipidi e delle lipoproteine, che tutti insieme contribuiscono a proteggere le nostre arterie dall’aterosclerosi e il nostro cuore dall’infarto.
MANGIATE ITALIANO!

Circulation 2017;135:633-643

ALIMENTAZIONE E PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE: LE LINEE GUIDA DELLE SOCIETÀ EUROPEE DELL’ATEROSCLEROSI E DI CARDIOLOGIA

L’alimentazione è un fattore imprescindibile nella prevenzione cardiovascolare, perché influisce non solo sui livelli di lipidi nel sangue, ma anche su altri fattori di rischio, aumento della pressione arteriosa e alterazioni del metabolismo glucidico.
L’approccio mediterraneo e la DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension) emergono come i modelli in grado di correggere i fattori di rischio cardiovascolare. La Dieta Mediterranea condivide con la DASH l’apporto di frutta e verdura, cereali integrali, legumi, frutta secca, pesce, pollame, latte e latticini a ridotto contenuto di grassi. In più, comprende l’olio extravergine di oliva. Le linee guida ESC-EAS 2016 aggiornano le raccomandazioni relative all’apporto alimentare di grassi, carboidrati, fibre.
GRASSI. Gli acidi grassi saturi restano quelli a maggior impatto sul colesterolo LDL; l’unico acido grasso saturo che non aumenta la colesterolemia è lo stearico. L’apporto alimentare di grassi saturi dovrebbe essere ridotto a meno del 10% delle calorie totali, sostituendo l’eccesso con grassi poli- e mono-insaturi. Gli acidi grassi trans (da grassi vegetali parzialmente idrogenati) sono ormai quasi assenti nei prodotti alimentari industriali (almeno in Italia), aumentano il colesterolo LDL e riducono il colesterolo HDL, e andrebbero evitati. Gli acidi grassi mono e polinsaturi, acido oleico monoinsaturo (quello dell’olio d’oliva), polinsaturi omega-3 (sia a lunga catena di origine marina, sia a catena più corta di origine vegetale) e omega-6 (da oli vegetali non tropicali e frutta secca), sono i grassi da privilegiare.
CARBOIDRATI. L’apporto quotidiano di carboidrati deve contribuire al 45-55% del totale calorico. Gli zuccheri aggiunti, quindi non presenti in frutta, latte e latticini, non devono superare il 10% delle calorie giornaliere. Le linee guida ricordano il ruolo dell’indice glicemico (IG) degli alimenti; consumare alimenti a basso IG contribuisce a controllare profilo glicemico e profilo lipidico.
FIBRE. L’apporto giornaliero di fibre raccomandato è di 25-40 g, di cui 7-13 g come fibre solubili. In particolare, privilegiare cereali integrali ricchi di fibre rappresenta una valida strategia per sostituire i grassi saturi, per massimizzare gli effetti positivi sul colesterolo LDL e minimizzare quelli negativi sui trigliceridi.
ALCOL. È consigliata una moderata assunzione di alcol (al massimo 2 drink/die per gli uomini e 1 drink/die per le donne) negli adulti non astemi, in assenza di controindicazioni assolute. L’astensione dall’alcol è raccomandata per i soggetti con elevati livelli di trigliceridi.
IN CONCLUSIONE, sul versante alimentare, la prevenzione cardiovascolare si basa saldamente sull’alimentazione mediterranea, che privilegia frutta, verdura, olio extravergine d’oliva, frutta secca a guscio, cereali (meglio integrali), pesce, pollame, latte e latticini in quantità moderate, consumo limitato di carne rossa e saltuario di carni lavorate e dolciumi, alcolici in quantità moderate e nel contesto del pasto. È poi necessario apportare tutti i minerali e le vitamine necessari, variando il consumo di frutta e verdura, i polifenoli, presenti in tutto il mondo vegetale e in concentrazioni consistenti nell’extravergine di oliva, nel vino, nel cacao e nel tè. Al consumo di pesce, pari ad almeno due porzioni a settimana, dev’essere associato l’apporto di fonti vegetali di omega-3, come noci, soia, semi di lino.
Ricordate sempre di CONSULTARE IL VOSTRO MEDICO prima di ogni intervento.